Fin dai tempi più antichi, il concetto di ‘filo’ – nel senso di collegamento all’insegna della continuità materiale, spirituale o anche solo simbolica – ci unisce al passato, specie quando intendiamo riferirci a fatti o anche solo a episodi frutto dell’intelletto umano.

Tra tutti quelli che hanno ispirato le opere di filosofi, gente d’azione o anche solo intellettuali, ecco che richiama la nostra attenzione il concetto del ‘fil rouge’, del ‘filo rosso’ che può unirci anche a episodi di anni e anni prima, ancorché ricchi di significati, o anche solo frutto di ispirazioni, di idee, di progetti.
Ma ancora più prezioso è il nostro intendimento di collegarci a quello che già i più acuti pensatori latini – al pari di quelli delle terre bagnate dal Tigri, dall’Eufrate, dal Nilo, dall’Indo, dal Gange, dal Brahqmaputra, dall’Apurimac, dal Fiume Azzurro e dal Fiume Giallo, o nelle Valli del Tibet: tanto per enunciare le culle del sapere e della conoscenza – indicavano con il nome di ‘philum aureum’: il ‘filo d’oro’.

Il ‘filo d’oro’, è per antonomasia il simbolo di un sapere antico, persino mistico, che nasce dall’esperienza personale e che è libero dai condizionamenti istituzionali. Un sapere, fatto di pazienza, di passione, di dedizione, di sacrifici e di costanza nel percorso di conoscenza.
È un filo che rappresenta la continuità di un’esperienza sempre antica e sempre nuova; ma è anche un filo esile perché in ogni generazione questa consapevolezza viene conservata, ma anche alimentata, da una netta minoranza di individui: contrari a esercitare ogni forma di violenza, di coercizione, di abuso o di sopruso.

Ma è ancor più prezioso, questo filo: è d’oro. È d’oro perché è immortale: permane, esile e robustissimo, anche nei periodi più caotici e oscuri. In modo raramente palese, per lo più visibile ai soli cuori puri. I cuori dei costruttori, i cuori di chi opera con una prospettiva sana e degna di entrare a far parte di un grande tesoro comune, tale da impreziosire l’intera umanità. Un filo che, pur se interessa teoricamente il solo bacino del Mare Nostrum, in realtà lega e collega tutti coloro che, in ogni tempo, ne abbiano solcato le acque, provenienti da ogni angolo della Terra.

OPUS MEDITERRANEI intende seguire il percorso di questo filo ideale, impegnandosi nel promuovere e contribuire alla cooperazione, alla crescita, allo sviluppo delle Genti e dei Paesi toccati nel tempo da questo stesso filo: all’insegna dell’accrescimento culturale – base indispensabile per la crescita dell’individuo – e della promozione di ogni attività utile a stimolare la formazione, l’imprenditoria, l’incremento e l’espansione in tutti i settori sociali e della vita produttiva. Il tutto all’insegna di comportamenti improntati all’etica e alla massima correttezza, così da agevolare e promuovere il dialogo, le relazioni, gli scambi di ogni tipo: nel segno della reciprocità.

Per perseguire le proprie finalità, OPUS MEDITERRANEI potrà consultarsi, anche interagendo in comuni iniziative, con gli Uffici Culturali e Commerciali di istituzioni, enti, rappresentanze diplomatiche: sempre nell’interesse dei propri associati e coerentemente con i rispettivi fini sociali, normalmente improntati alla Fraternità e alla Pace dei Popoli.

Per meglio pervenire a tali obiettivi, OPUS MEDITERRANEI seguirà un proprio Codice Etico e si avvarrà di un Comitato Tecnico Scientifico i cui componenti saranno a disposizione per la soluzione di tematiche e problematiche oggetto, anche a livello internazionale, di particolare e significativa rilevanza.
Queste, le finalità riposte in questa particolare Sezione: per quant’altro rimandiamo alla lettura dello Statuto Sociale dell’Accademia di Alta Cultura, di cui si è Sezione, i cui scopi sociali così vengono meglio perseguiti.

Il progetto "Marco Polo"

In un momento tanto difficile per l’Uomo e per la sopravvivenza della stessa Armonia che lo lega alla Natura, l’Accademia di Alta Cultura ha ritenuto di offrire un contributo di riflessioni, idee e iniziative riferendosi alla figura di Marco Polo, così da determinare una energica interazione culturale destinata a ripercorrere il viaggio verso Est che portò in Cina questo illustre cittadino della Repubblica di Venezia: che fu viaggiatore, scrittore, ambasciatore e mercante italiano ma anche scopritore di una realtà che era ignota ai più: la Cina.

Volutamente siamo partiti verso Est, per andare nuovamente incontro alle antiche radici di quella cultura e di quella civiltà che proprio da Oriente si è portata verso Occidente: troviamo che ricollegare – in un certo qual modo – secondo tale prospettiva Italia e Cina sia un obiettivo non solo affascinante ma soprattutto ricco di profondi significati simbolici.

Marco Polo è stato un pioniere nell’aprire rotte commerciali e culturali tra l’Europa e l’Asia, contribuendo così alla conoscenza reciproca tra due mondi fino ad allora del tutto estranei l’un l’altro.

Come esploratore, commerciante e uomo di cultura, Marco Polo – in onore del quale è in corso una mostra a Venezia, celebrandone i 700 anni dalla morte – ha rappresentato e rappresenta ancora oggi un forte legame tra mondi diversi, tra Oriente e Occidente: un vero e proprio ponte costruito attraverso i suoi viaggi e le sue relazioni. La sua stessa storia incarna l’idea di scambio culturale e di arricchimento reciproco che dovrebbe essere alla base di qualsiasi interazione tra società propense al sviluppare contatti, relazioni, rapporti.

La costruzione di una comunità culturale che abbia l’obbiettivo del mutuo arricchimento dello spirito attraverso la condivisione di una cultura che si fa azione è un obiettivo importante nell’ambito di un corretto processo di interazione tra Nazioni, Popoli, Genti.

Tutto ciò implica il rispetto e l’apprezzamento delle differenze e la conseguente indagine su come migliorare la propria specifica identità, arricchendola di contenuti e obiettivi sani, leali, trasparenti e soprattutto condivisi. Di ancor maggior valore, se armoniosamente comuni.