(f.to Giuseppe Bellantonio)
Presso il Dipartimento di Lingue, Letterature e Culture Straniere dell’Università Roma Tre, Sala Ignazio Ambrogio, Via del Valco di S. Paolo, n. 19, 2° piano è iniziato da poco il “Convegno Creatività, innovazione e startup per la promozione e valorizzazione del patrimonio culturale” moderato dalla Dott.ssa Fiorella Ialongo e presieduto dalla Prof.ssa Barbara Antonucci.
Da pochi minuti sono iniziati gli interventi, tra i quali è interessante, costituendone l’ideale fil rouge, quello della Dott.ssa Ialongo. Intervento che qui ripotiamo nella sua integrità, ringraziando la relatrice per averci favorito, grazie ai rapporti di ottima amicizia con la nostra Accademia.
Giornata di Studio del 25 ottobre 2023
“Creatività, innovazione e startup per la promozione e valorizzazione del patrimonio culturale”
Farò una finzione che significherà cose grandi
Leonardo
Il titolo della XIV edizione del Festival della Diplomazia si esplica in: “Betting on the human factor in a machine world. Against all odds”. A questo invito il Master in Lingue e Management del Turismo ha risposto proseguendo, dopo la pausa Covid, nell’organizzazione di incontri di approfondimento condividendone due finalità. La prima é quella di mettere in rete l’enorme patrimonio costituito dalle ambasciate, università, istituzioni, multinazionali. Il secondo obiettivo é quello di confrontarsi ed approfondire argomenti di frontiera della Cultural Diplomacy, intesa come la diplomazia tracciata attraverso canali diversi rispetto a quelli istituzionali e come queste azioni si ripercuotano in differenti campi, in particolare quello turistico.
Il tema odierno si sintetizza con un’immagine che si ispira all’affresco di Michelangelo della “Creazione di Adamo” nella volta della Cappella Sistina, che rappresenta Dio ed Adamo con le dita che si sfiorano.
Essa può suggerire due prospettive. La prima é quella del cosiddetto effetto “wow”, del coinvolgimento emotivo (ed a tratti anche inquietante) dell’immaginario collettivo narrato dalla filmografia fantascientifica. Il riferimento é a pellicole cult quali “Blade runner” ( ed al suo celebre monologo finale: “Io ho visto cose che voi umani non potreste immaginarvi…”), “Io Robot”, “Matrix”, “Ready player one” (ed alle relative possibili interpretazioni sull’ easter egg (sostanzialmente passaggi segreti n.d.r.), che é tra gli elementi trainanti dell’opera di Steven Spielberg.
I dati possono aiutarci a prevedere cosa accadrà, ma anche l’apprendimento automatico più sofisticato di oggi non può dirci perché .Judea Pearl
La seconda prospettiva indica che il digitale sta cambiando notevolmente la modalità dell’esperienza culturale. Le immagini su un computer proiettate sulle facciate dei palazzi, la realtà aumentata che accentua l’attenzione e la partecipazione emotiva del visitatore, sono alcuni esempi dell’intreccio sempre più stretto tra città, arte e tecnologia, denominato anche Urban Media Aesthetics. Esso genera esperienze ibride tra realtà e fantasia, la visione di paesaggi in cui elementi virtuali integrano oggetti concreti. Questa contaminazione tra città, arte e tecnologia comporta la rimodulazione della fruizione dei prodotti culturali ed artistici per soddisfare pubblici con aspettative e bisogni differenti rispetto al passato. Detto diversamente, l’innovazione digitale sta influendo (e condizionando) in maniera crescente le istituzioni ed organizzazioni culturali, senza dimenticare le modalità di narrazione e di partecipazione sociale.
Nel quadro descritto sopra, ancor prima dell’innovazione tecnologica, assume un peso di rilievo l’innovazione culturale. In riferimento ad essa soffermiamoci su due concetti chiave: il coinvolgimento ed il design thinking. Con quest’ultimo termine ci si intende riferire al superamento dell’associazione della parola design ai campi dell’arredo, della fashion, a favore dell’accostamento con quello di innovazione. Il richiamo é al design thinking inteso come struttura di pensiero, cioé pensiero progettuale, processo creativo e multidisciplinare di un prodotto, di un servizio, dell’elaborazione di una strategia. Il design thinking é quindi un metodo in cui la tecnologia si relaziona con altri campi: marketing, ricerca scientifica, psicologia, sociologia, antropologia, ecologia, analytics (sostanzialmente il processo scientifico di individuazione di modelli significativi dai dati). Ne deriva che il metodo di lavoro del designer pone al centro l’uomo e non la tecnologia, ha come obiettivi la produttività, l’efficienza, ma valuta anche anteriormente alla realizzazione della sua attività gli effetti sociali, sostenibili ed ecologici delle possibili soluzioni. I campi di elezione del design thinking, ovvero quelli in cui esso può rivelarsi uno strumento strategico, sono la pianificazione di branding, la comunicazione ed il marketing territoriale. In concreto, alcuni modelli possono essere la formulazione di prestazioni professionali innovative ed il perfezionamento delle fasi di una visita: dalla ricerca sul web al post-viaggio.
In tema di coinvolgimento si espone una riflessione su spunti del Prof. Fabio Viola. La gamification costituisce un innovativo fenomeno che é stato studiato e compreso solo in parte, é ridotta la consapevolezza delle sue potenzialità. In effetti, unicamente di recente il mondo videoludico é entrato nelle aule universitarie e nel mondo imprenditoriale come tecnica di apprendimento attivo di cultura e di lavoro. Quello che é carente, e che potrebbe costituire un filone di ricerca, é l’elaborazione di un quadro teorico, critico, della gamification, che possa delineare ed interpretare questo emergente settore.
Un altro elemento che si intede sottolineare, a livello geopolitico, sono gli attuali muri reali e mentali che si stanno alzando a livello internazionale. Queste differenti tipologie di recinzioni (e restrizioni) stanno condizionando negativamente il dialogo, l’economia, la democrazia, il turismo. Ma proviamo a guardare da un differente punto di vista. Chi é Abdul Latif Jandali, la madre naturale é di origine svizzera ed il padre biologico siriano, mentre i genitori adottivi sono un americano ed un’armena? Egli é un emblema del self made man tecnologico: Steve Jobs. Quest’ultimo ha fondato la sua fortuna nella Silicon Valley che deve la sua leadership planetaria, tra gli altri fattori, alle innovazioni digitali introdotte da numerosi immigrati che hanno costituito startup di successo. I loro team sono costituiti da persone che hanno professionalità eterogenee composte fra di loro, le differenti competenze costituiscono un valore, gli ostacoli sono superati amalgamando insieme prospettive e culture. È per questo che oggi guarderemo all’approccio del loro ecosistema dell’innovazione, basato su un rapporto multidisciplinare ed un sistema di relazioni organizzate.
Dott.ssa Fiorella Ialongo